Assedio di Modena (218 a.C.)

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Assedio di Modena (218 a.C.)
parte della seconda guerra punica
Territori della Gallia cisalpina, dove si verificarono gli assedi di Mutina e Placentia
Data218 a.C.
LuogoMutina (Modena)
EsitoVittoria romana
Schieramenti
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L'assedio di Modena del 218 a.C. costituisce uno dei primi episodi della seconda guerra punica. La diplomazia di Annibale nella Gallia cisalpina spinse i Galli Boi e Insubri alla rivolta. Questi scacciarono i coloni da Piacenza (Placentia) e li spinsero fino a Modena (Mutina) che venne assediata, e poco ci mancò che non fosse occupata.[1]

Contesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista romana della Gallia Cisalpina.

L'imperialismo romano portò le sue armate per la prima volta a nord del Po a partire dal 224 a.C.. La lunga resistenza delle tribù galliche, specialmente dei Boii, ci fa capire quanto siano state dure le guerre condotte in questi e negli anni successivi.[2] I comandanti di quell'anno erano di due consoli Tito Manlio Torquato e Quinto Fulvio Flacco.[3]

Questa nuova offensiva romana fu la naturale reazione all'invasione gallica che portò alla battaglia di Talamone (225 a.C.). Subito dopo i Romani attraversarono gli Appennini e si riversarono nei territori dei Boii.[2] Gli anni successivi videro i consoli Gaio Flaminio Nepote e Publio Furio Filo (223 a.C.) battere gli Insubri[4] ed ottenere un trionfo De Galleis,[5] sebbene a Flaminio venne rifiutato per questioni religiose e politiche.[6] Nel 222 a.C. vi furono poi le vittorie romane decisive di Clastidium (222 a.C.) e la presa della capitale insubre di Mediolanum (Milano).[2][7]

Per consolidare il proprio dominio Roma creò le colonie di Placentia, nel territorio dei Boi, e Cremona in quello degli Insubri. I Galli dell'Italia settentrionale si ribelleranno nuovamente in seguito alla discesa di Annibale.

Casus belli

Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda guerra punica.

Quando giunse la notizia che Annibale era ormai partito per invadere l'Italia, i Galli Boi, dopo aver istigato anche gli Insubri, si ribellarono poiché, come sostiene Tito Livio, non avevano sopportato che fossero state fondate sul territorio gallico nei pressi del fiume Po le colonie latine di Placentia e Cremona.[8]

Essi decisero di assalire quei territori improvvisamente, generando non solo terrore e scompiglio nelle popolazioni coloniche appena insediate, ma anche nei triumviri romani che erano venuti a distribuire i campi. Essi non fidandosi delle opere difensive di Placentia, preferirono rifugiarsi a Mutina (Modena).[9]

Forze in campo

L'assedio

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio (storia romana).

Una volta assediati a Mutina, i Galli, che erano inesperti nell'arte di assediare, stando «accampati pigri ed inerti sotto le mura» della città, finsero di trattare la pace.[10] Livio racconta che i capi Galli invitarono gli ambasciatori romani per un colloquio, ma dopo averli fatti prigionieri, violando ogni genere di «diritto delle genti», si rifiutarono di liberarli se non fossero stati loro restituiti gli ostaggi.[11]

Quando queste notizie giunsero al pretore Lucio Manlio Vulsone, preso dall'ira condusse il proprio esercito in modo disordinato nei pressi della città, attorno alla quale si stendevano numerose selve. Egli preso alla sprovvista dai Galli, non avendo per incuria esplorato il territorio preventivamente ed adeguatamente, a stento riuscì a rifugiarsi in campo aperto, subendo numerose perdite.[12]

Posti e fortificati allora i propri accampamenti, riprese coraggio per quanto avesse subito perdite per [500-1.000 uomini].[13] Quando riprese la marcia, l'esercito romano incontrò nuove selve. Ancora una volta i Galli attaccarono, questa volta la retroguardia, e compiendo nuovamente grande strage: 700 furono le vittime romane e sei insegne catturate.[14]

Conseguenze

Note

  1. ^ Livio, XXI, 25.
  2. ^ a b c Dyson 1985, p. 31.
  3. ^ Polibio, II, 31.8-10; Periochae, 20; Orosio, IV, 13; Zonara, VIII, 20.
  4. ^ Polibio, II, 32–33.
  5. ^ Fasti triumphales, Degrassi, p.101; Livio XXI, 63.2 e XXIII, 14.4; Silio Italico, VI, 653–635; Zonara, VIII, 20.
  6. ^ Silio Italico, IV, 704–706; V, 107–113 e 649–655; PlutarcoFabius 2.4; Floro, I, 20.4; Orosio IV, 13.4.
  7. ^ Dyson 1985, p. 32.
  8. ^ Livio, XXI, 25.2.
  9. ^ Secondo quanto riporta Livio, XXI, 25.3-4 i triumviri erano: certamente Gaio Lutazio Catulo; in dubbio, a seconda delle diverse fonti utilizzate, le seguenti coppie: Gaio Servilio Gemino e Marco Annio; Manio Acilio e Gaio Erennio; Publio Cornelio Scipione Asina e Gaio Papirio Masone.
  10. ^ Livio, XXI, 25.6.
  11. ^ Livio, XXI, 25.7.
  12. ^ Livio, XXI, 25.8-9.
  13. ^ Livio, XXI, 25.10; vi è una lacuna nei codici interpretata ad esempio da Jakob Gronov in 500 uomini, ed in 1.000 uomini da Arnold Drakenborch.
  14. ^ Livio, XXI, 25.11-12.

Bibliografia

Fonti antiche
Fonti storiografiche moderne
  • Brizzi Giovanni, Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio, Bologna, Patron, 1997, ISBN 978-88-555-2419-3.
  • Stephen L. Dyson, The creation of the roman frontier, Princenton University Press, 1985.
  • Piganiol André, Le conquiste dei romani, Milano, Il Saggiatore, 1989.
  • Howard H.Scullard, Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine, vol.I, Milano, BUR, 1992, ISBN 88-17-11574-6.

Voci correlate