Biturigi

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I Biturigi Cubi erano insediati in Gallia centrale, i Vivisci a nord dell'Aquitania

I Biturigi o Biturgi (in latino Bituriges) furono un'antica trib� celtica divisa in due rami, abitanti entrambi nelle fertilissime campagne al centro della Gallia transalpina, non lontano dagli Edui.
I Biturigi si definivano "i re del mondo": il termine veniva fatto derivare da bitu (o byth, byd), che significa "mondo", e dal plurale della parola rix, "re"[1]. Dai Biturigi prendono nome la regione del Berry e le citt� di Bourges e Bordeaux.

I due rami che formavano la trib� gallica erano i Biturigi Cubi e i Biturigi Vivisci.
La tradizione vuole che dai primi sia partito Belloveso, mitico emigrante fondatore di Mediolanum, alla quale si attribuivano pertanto nobili origini derivanti dall'essere stata fondata appunto da uno dei "re del mondo"[2].
I Biturigi Cubi erano insediati nella Gallia Celtica centrale, all'interno della grande ansa della Loira, ed ebbero come capitale Avaricum, Avarico (oggi Bourges); la popolazione era ricca in quanto sfruttava le miniere di ferro della zona.
I Biturigi Vivisci erano situati in Aquitania settentrionale, alle foci della Garonna, ed ebbero come loro centro principale Burdigala, l'odierna Bordeaux.
Tuttavia, � da ricordare che i Celti avevano due centri principali, uno religioso e uno civile-commerciale, che non coincidevano mai.
Ambedue i rami della trib� furono tenaci avversari di Cesare.

Tito Livio parla dei Biturigi nel V libro della sua Storia di Roma: �...Mentre a Roma regnava Tarquinio Prisco, il supremo potere dei Celti era nelle mani dei Biturigi, questi mettevano a capo di tutti i Celti un re. Tale fu Ambigato, uomo assai potente per valore e ricchezza, sia propria che pubblica, perch� sotto il suo governo la Gallia fu cos� ricca di prodotti e di uomini da sembrare che la numerosa popolazione si potesse a stento dominare�.
Nelle descrizioni di Livio, questa trib� era la pi� estesa ed omogenea della Gallia: deteneva il potere su tutte le altre trib� galliche, grazie anche al carisma del re Ambigato.
Sotto la sua guida, il popolo conobbe un lungo periodo di prosperit� e di pace, il che provoc� un aumento demografico tale da compromettere il prosieguo di tale favorevole condizione, facendo maturare la decisione di far emigrare una parte della popolazione verso altri territori, sotto il comando dei suoi nipoti Belloveso e Segoveso.

Il De bello Gallico

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(LA)

�Multis hominum milibus captis perterriti Bituriges; qui primum adventum potuerant effugere Romanorum, in finitimas civitates aut privatis hospitiis confisi aut societate consiliorum confugerant. Frustra: nam Caesar magnis itineribus omnibus locis occurrit nec dat ulli civitati spatium de aliena potius quam de domestica salute cogitandi; qua celeritate et fideles amicos retinebat et dubitantes terrore ad condiciones pacis adducebat. Tali condicione proposita Bituriges, cum sibi viderent clementia Caesaris reditum patere in eius amicitiam finitimasque civitates sine ulla poena dedisse obsides atque in fidem receptas esse, idem fecerunt�.�

(IT)

�Dopo la cattura di molte migliaia di uomini, i Biturigi che, atterriti, erano riusciti a sfuggire ai Romani, si erano rifugiati presso le nazioni vicine confidando chi in personali legami di ospitalit�, chi nell'alleanza che legava i popoli. Invano: perch� Cesare, spostandosi a marce forzate, accorre dappertutto e non lascia a nessuna nazione il tempo di pensare all'altrui salvezza piuttosto che alla propria. Intervenendo rapidamente, teneva a freno gli alleati fedeli e costringeva col terrore gli incerti ad accettare la pace. In una tale situazione, i Biturigi, vedendo che la clemenza di Cesare offriva loro la possibilit� di appianare i contrasti e che le nazioni vicine avevano consegnato ostaggi e si erano arrese senza subire rappresaglie, ne seguirono l'esempio".�

Gaio Giulio Cesare, con due legioni (XIII e XI), invade le campagne dei Biturigi ritenuti colpevoli di preparare la guerra. La rapidit� dell'azione sorprende i nemici senza dargli la possibilit� di difendersi: migliaia furono fatti prigionieri e molti altri fuggirono tra i popoli vicini. Cesare aveva promesso di elargire 200 sesterzi a legionario (circa 7.300 euro) e 2.000 ad ogni centurione.

La distruzione di Avaricum

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Le campagne galliche di Cesare
Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Avarico.

Nel 52 a.C. Vercingetorige intraprese una guerra di logoramento nei confronti dei Romani: le citt� galliche venivano sistematicamente abbandonate e bruciate, cos� come i campi e tutti i luoghi che potevano essere di utilit� ai Romani.[3]

I Biturigi bruciarono una ventina delle loro citt�, ma quando si tratt� di distruggere anche la loro capitale, Avarico, la decisione venne meno e Vercingetorige fu implorato di risparmiare la loro capitale, una delle pi� belle citt� della Gallia: Avarico � situata in una posizione strategica assai vantaggiosa, poich� si trova, infatti, in cima ad un'altura circondata da paludi, generando intralcio ad un esercito che tentasse di assediarla.[4]

Vercingetorige decise cos� di fare un'eccezione alla regola, accampandosi vicino alla citt�. Quando i Romani la raggiunsero, si trovano di fronte ad un'accanita resistenza: all'interno della citt� vi erano circa 40.000 persone tra civili e soldati, che impiegarono astuzie, macchine belliche copiate da quelle romane ed un coraggio portato all'estremo. Alla fine Cesare, al prezzo di dure fatiche per oltre un mese, riusc� ad impossessarsi dell'oppidum gallico ed i legionari, a causa delle difficolt� incontrate nel corso dell'assedio che li aveva esasperati, trucidarono l'intera popolazione, salvo 800 abitanti, che erano riusciti a fuggire e a raggiungere l'esercito gallico di Vercingetorige.[5]

  1. ^ Kruta (2000), op. cit., p. 471
  2. ^ Livio, Ab Urbe condita, V, 34
  3. ^ Cesare, De Bello Gallico, VII, 14
  4. ^ Cesare, De Bello Gallico, VII, 15
  5. ^ Cesare, De Bello Gallico, VII, 16-28

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