La memoria (romanzo)

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La memoria
AutoreGiovanni Battista Angioletti
1� ed. originale1949
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano

La memoria � un romanzo di Giovanni Battista Angioletti vincitore nel 1949 del Premio Strega.[1]

�Ma la sorpresa maggiore fu lo scoprire che i fatti della mia vita, ricreati dalle parole, apparivano a me stesso in una luce pi� precisa e attraente. Per far vivere la realt�, mi accorgevo, bisognava descriverla, le parole risollevavano le immagini affastellate nella memoria come vecchie tele in una soffitta; e anche gli avvenimenti pi� paurosi diventavano nella rievocazione affascinanti.

(G. B. Angioletti, La memoria)�

La narrazione inizia con il protagonista, bambino assai piccolo, e la scoperta di mille sensazioni. Intorno a lui la vita � frenetica, piena di allegria e movimento: dal laboratorio di ceramiche del nonno, al gruppo dei ragazzi di strada, tutto si muove, emette suoni, evoca scenari di avventura e fantasia. Poco tempo il bimbo passa in casa, dove l'atmosfera non � serena, anche se a lui ne vengono tenuti nascosti i motivi. Eppure la casa ogni tanto si riempie di ospiti, donne e uomini che consumano lauti pasti e si divertono con canti e scherzi.

Ma il piccolo ha conosciuto un dolore dopo l'altro: cresciuto e divenuto scolaro, � evitato dai teppistelli che prima gli erano amici; le operaie del nonno lo considerano ormai estraneo e non pi� il tenero bimbetto da vezzeggiare; gli ospiti serali non mancano di subissarlo di consigli e far notare la sua incapacit� di esprimersi con fluidi discorsi; timido e sempre pi� impacciato, il ragazzino si chiede troppo spesso che cosa ci stia a fare al mondo e, travolto dalle incaute critiche degli estranei, si convince di procurare solo dispiaceri ai suoi amati familiari. Il pensiero di finire tutto ci� con la morte, il desiderio di morire, svanire, sono per lui una ricca fonte di strazio.

Poi giungono, periodicamente, malattie che lo costringono a letto, in preda a febbri altissime. Allora scompare il desiderio di morire, senza che il ragazzino ne comprenda la ragione, e accanto a questo stato si insinua la convinzione che la morte arriver� per effetto della malattia, che � solo questione di tempo. Gli amici di famiglia, i parenti e persino i lavoratori del nonno vengono in processione a vedere l'infermo, a mormorare incoraggiamenti, ad approfittare del suo torpore o delirio per confidenze audaci e altro. Il malato si augura di morire al pi� presto anche per non vedere pi� sua madre triste. Ma anche il male passa e comincia il tormento della convalescenza, riprendono gli scherzi pesanti degli estranei, come fosse egli colpevole di una pesante birichinata.

Riprende cos� per il ragazzo la vista di tante ipocrite scene, di infelicit� non palesate, di sentimenti repressi. Solo il nonno, con il suo carattere rude, ma sempre a condividere con i suoi dipendenti la fatica quotidiana, splende nel cuore del giovinetto, che arriva a temere, in seguito a uno sciopero, che il vecchio possa morire dal dispiacere. E non si comprende come le differenze di classe non vengano mai cancellate, nonostante i momenti di festa comune, i pranzi offerti, lo scambio di regali natalizi. Nemmeno le feste di carnevale sono divertenti, ma solo frenesia e pretesto per celare qualche comportamento biasimevole. Anche gli artisti del circo, acclamati dalla folla presente agli spettacoli, sono in fondo amareggiati e non sfugge all'acutissimo, piccolo testimone, che accettano gli applausi con sopportazione, cos� come le fiere non sono felici nel prodursi nei loro esercizi, fatti per divertire chi li guarda.

Eppure un giorno il corso degli eventi muta imprevedibilmente. Uscito di citt� per fare una passeggiata in campagna, il ragazzo � sorpreso da un acquazzone e teme di ammalarsi di nuovo. Passa una ragazzina con un enorme ombrello verde. Con semplicit� lo ripara e insieme percorrono un tratto di strada fino a una tettoia. Interrogato dall'umile compagna, il ragazzo parla della sua vita e si accorge di colpo di quanto i ricordi, raccontati, assumano un altro aspetto, quasi purificandosi dei lati pi� bui, per diventare storie quasi pi� vere della realt�. Ecco perch� gli adulti sono cos� contraddittori, ecco perch� lui stesso, pur provando tanta pena nel sentire i canti, ora ne capisce la bont� e si sente felice di avere nella mamma una buona cantante e pianista che si esibisce per gli ospiti.

Anche alla bambina piace il canto; quando finalmente il tempo lo permette, procedono insieme e si fermano a una chiesa, dove la contadinella va a cantare nel coro. E lui indugia fuori, finch� non sente dall'interno la limpida voce della nuova amica.

  • Giovanni Battista Angioletti, La memoria, Milano-Roma, Bompiani, 1949.
  • Giovanni Battista Angioletti, La memoria, prefazione di Leone Piccioni, Torino, UTET, 2007.
  1. ^ 1949, Giovanni Battista Angioletti, su premiostrega.it. URL consultato il 9 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2019).

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