Nicola Pizi

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Nicola Pizi
NascitaPalmi, 8 ottobre 1891
MorteMonte Sei Busi, 2 agosto 1915
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
GradoSottotenente
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieSeconda battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui[1]
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1915 e 1916[2]
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Nicola Pizi (Palmi, 8 ottobre 1891Monte Sei Busi, 2 agosto 1915) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della prima guerra mondiale.

Nacque a Palmi l'8 ottobre 1891, figlio di Nestore e Erminia Morabito.[3] Giovanissimo rimase orfano del padre, compiendo i primi studi a Palmi, e poi quelli ginnasiali a Reggio Calabria, dove all'età di 17 anni si distinse nelle operazioni di soccorso durante le fasi successive al terremoto di Messina del 1908, venendo decorato con una Medaglia di bronzo di benemerenza.[3] Trasferitosi a Viterbo conseguì la licenza liceale nel 1911, e poi si arruolò nel Regio Esercito, iniziando a frequentare nell'ottobre dello stesso anno la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena.[3] Ne uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di fanteria, nel febbraio 1913 assegnato in servizio al 40º Reggimento fanteria che raggiunse alcuni mesi dopo in Libia.[3] Si distinse nel combattimento di Bu Chamez, dove rimase ferito a un braccio, rientrando in Patria nell'aprile 1914 per essere ricoverato in ospedale a causa di una malattia.[3] All'atto della mobilitazione generale del maggio 1915, in vista dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta poi il 24 dello stesso mese,[3] fu assegnato al neocostituito 134º Reggimento fanteria della Brigata Benevento.[4] Dapprima il reggimento svolse servizio territoriale ad Aquileia, e una volta trasferito alla 5ª Compagnia del II Battaglione, combatte a Vermegliano, sul basso Isonzo.[4] Il 25 luglio partecipò all'attacco contro quota 111 del Monte Sei Busi, e il e il 2 agosto contro quota 118 dello stesso monte.[5] Quel giorno si pose in testa al suo plotone, che conquistò le prime trincee nemiche combattendo corpo a corpo contro i difensori.[5] Cadde ucciso da alcuni colpi di baionetta durante un combattimento ravvicinato.[5] Per onorarne il coraggio S.M. Re Vittorio Emanuele III gli concesse, "motu proprio", la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[5]

A Palmi, sua città natale, gli sono stati intitolati una via e il liceo classico-scientifico. Inoltre, in piazza Cotugno è collocato un monumento a lui dedicato.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un plotone diretto al Poggio 118 di M. Sei Busi, precedeva la truppa, e scorto a breve distanza un gruppo di nemici annidati in una buca, senza attendere l’arrivo dei suoi, che da vicino lo seguivano, solo, con magnifico ardimento e valore meraviglioso, si slanciava contro i nemici e a colpi di baionetta li atterrava tutti. Subito dopo, raggiunto dal plotone, lo guidava intrepidamente all’assalto contro un reparto avversario sopraggiungente, sostenendo poi gagliardamente la lotta corpo a corpo, guida ed esempio mirabile ai suoi soldati, finchè nel furore della mischia, dava la giovine, nobilissima vita alla Patria. Monte Sei Busi 22 dicembre 1915.[6]»
— Moto Proprio 22 dicembre 1915.[7]
Medaglia di benemerenza per il terremoto calabro-siculo in bronzo - nastrino per uniforme ordinaria


  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1915 e 1916, Roma, Tipografia regionale, 1968.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1915. L'anno della passione: Dalla neutralità all'intervento, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

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